"C’è poi un altro tema che è inutile negare ed ignorare, della terzietà del giudice e del fatto e che sovente si rischia di creare un appiattimento della funzione del giudice rispetto a quello che è l'azione della Procura.Cioè oggi chi è che realmente detiene e gestisce il potere? Il potere è gestito all'interno degli uffici della Procura della Repubblica. Per quale motivo? Perché c'è un rapporto molto stretto con la Polizia giudiziaria, c'è un rapporto molto stretto con la Stampa, con una determinata Stampa e c'è un rapporto molto stretto spesso anche con il Giudice che deve essere un pò il terminale di queste azioni. Tutto ciò merita un approfondimento per fare in modo che il processo sia realmente giusto, come è scritto nella nostra Costituzione" (Dott. Luca Palamara, Intervista Professionisti del Diritto 21-7-2021). Intera intervista in fondo pagina.
“Il magistrato che non era iscritto alle correnti, sicuramente, anche se bravo, non aveva una possibilità di riuscita. Quindi ad una domanda chiara, una risposta altrettanto chiara: chi non faceva parte delle correnti non riusciva ad ottenere l'incarico!!!” (Dott. Luca Palamara, Intervista Professionisti del Diritto 21-7-2021). Intera intervista in fondo pagina.
“…quelle erano le regole del gioco, funzionava così in quell'ambito ed in quel contesto! Io ho operato rispondendo a quello che era stato il mio mandato, che in tanti magistrati mi avevano affidato, mi hanno eletto per quel motivo, affinché io mi adoperassi a cercare di trovare le situazioni giuste di equilibrio.
È tutto dominato dalle correnti, sono le correnti che decidono chi va al CSM, la trafila è proprio quella, componenti degli organi direttivi associativi o come me Presidente ANM e poi componente CSM. Chi ha avuto quell'esperienza lo si ritiene maggiormente pronto dal punto di vista delle capacità di conoscenze interne per gestire l'organo di autogoverno.” (Dott. Luca Palamara, Intervista Professionisti del Diritto 21-7-2021). Intera intervista in fondo pagina.
Registrazione della diretta disponibile sulla pagina YouTube.
Appurato che quel sistema non andava e non va, escludendo il sorteggio, per una serie di motivazioni, avendo Lei vissuto quella stagione dall’interno, quali rimedi o nuovi sistemi potrebbero essere adottati per superare questo sistema “correntizio”?
Dott. Luca Palamara:
Il mio racconto non vuole essere un racconto distruttivo, un racconto contro, ma vuole essere una riflessione pubblica che io metto a disposizione, per squarciare un velo di ipocrisia, che ha caratterizzato una pagina buia della vita interna della magistratura, che origina sicuramente da una notte in un albergo, nella quale si stava discutendo di una delle nomine più importanti, quella della Procura di Roma.
Ho ritenuto e ritengo che sia necessario offrire una visione realistica, per stabilire se a distanza di 60 anni il sistema interno sia il sistema ancora attuale o debba essere migliorato, al di là ovviamente delle colpe individuali che se ci sono state dovranno essere poi dimostrate, vagliate e valutate.
Io credo che sia giusto dire cosa è accaduto all’interno della magistratura, cosa è accaduto negli ultimi 73 anni in questo Paese. Nel 1948 entra in vigore la Costituzione, i costituenti vogliono una magistratura che non sia asservita al potere, come è avvenuto durante il fascismo, la vogliono libera, indipendente.
Quell’indipendenza i magistrati l’esercitano organizzandosi in correnti. Quei 9-10.000 magistrati che rappresentano il corpo della magistratura altro non sono che una sorte di comunità che di fatto rappresenta il nostro Paese, sotto tutti i punti di vista.
Da un lato c’è la caratterizzazione ideologica, dall'altro chi fa prevalere l’aspetto burocratico del lavoro del magistrato e una parte in mezzo moderata. Questo sono grosso modo le tre correnti, ridotte un pò all'osso.
Le correnti, da strumenti e luoghi di elaborazione di idee, in una determinata importante fase storica del nostro Paese, gli anni 70 - gli anni 80, man mano si trasformano e devono affrontare problemi che in generale caratterizza la pubblica amministrazione: il carrierismo, il clientelismo, il prevalere dell'aspetto burocratico.
Questo porta ad un deterioramento delle correnti che sempre di più occupano non solo la vita associativa ma direi più in generale la vita dell'autogoverno e del Consiglio Superiore della Magistratura, fino ad arrivare ai fatti che hanno caratterizzato le nostre vicende.
Quindi la domanda è come si può cambiare?
Da uomo di corrente, da Presidente dell’ANM, da componente del Consiglio Superiore della Magistratura noi temevamo una riforma, che era quella del sorteggio. Perché la temevamo? Perché il sorteggio avrebbe spezzato il predominio proprio delle correnti. Sono le correnti che scelgono chi va al CSM, sono le correnti che in qualche modo sponsorizzano la carriera di questo o di quel magistrato, sono le correnti che individuano il nome del Presidente dell’ANM.
Il sorteggio invece rischia di portare al potere una nuova classe dirigente.
È vero, il sorteggio è una riforma che non passa, perché trova ostracismo, sia interno, sia perché c'è una politica debole che non si vuole assumere la responsabilità di impattare oltremodo nel mondo della magistratura.
Ma io penso che però alla sua domanda c'è una risposta molto chiara.
Come il mondo della politica si è messa in discussione e ad un certo punto i cittadini hanno portato, parlo del 2018, una nuova classe dirigente al potere, io penso che anche la magistratura debba affrontare una nuova sfida interna, avere una nuova governance, un nuovo coinvolgimento di quei tanti magistrati che da questo meccanismo sono rimasti fuori.
Penso che questo meccanismo non si possa realizzare modificando le leggi elettorali, perché come Lei sa, dal 1975 c'è stato un ripetersi di leggi elettorali, l'ultima nel 2002. Anche quella del 2002 nacque con i più nobili propositi, quella di creare un Collegio unico nazionale e consentire a chiunque di candidarsi. Lei sa benissimo è finita nel 2018, quattro posti di pubblico ministero, quattro candidati, ognuno per ogni corrente.
Non c'è la legge elettorale che è in grado di modificare questo sistema, il sistema lo si può modificare, a mio avviso, con una riforma molto forte, con una riforma che possa riportare tra virgolette le correnti a quella che il loro ruolo primario, cioè ruolo di elaborazione culturale, favorendo l'avvento di una nuova classe dirigente.
Purtroppo o per fortuna, a seconda degli angoli di vista, l'unico rimedio per me è il sorteggio.
Avv. Alessandro Vaccaro:
La ringrazio per la risposta, io sul sorteggio ho qualche perplessità.
Dott. Luca Palamara:
Ma anche io, non glielo nascondo.
Avv. Alessandro Vaccaro:
Credo che sia poi analogo a quello dell'Avvocatura che molti si lamentano appunto sulla governance dell'Avvocatura, anche in questo momento. Al Congresso sicuramente verrà fuori, perché vi sono delle mozioni proprio relativamente alla governance dell'Avvocatura, sia come rappresentanza istituzionale CNF, sia politica Organismo Congressuale.
Il vero problema credo è, come credo sia anche nella magistratura, la più parte degli avvocati, come la più parte dei magistrati si disinteressano della politica professionale. Parlo per noi, credo che è la stessa cosa per voi e quindi si dà la possibilità di incunearsi a soggetti che hanno altre aspirazioni.
Sicuramente la riforma ci deve essere, però ci deve essere la partecipazione, appunto anche della magistratura e devo dare atto che molto spesso però i suoi colleghi sono stati un pò restii alle modifiche, proprio per garantirsi determinate situazioni.
I Suoi colleghi sarebbero disposti a una riforma così sostanziale della governance della magistratura, relegando le correnti ad un ruolo validissimo come idea iniziale, ma poi trasformata nel tempo.
Io l'ho vissuto a Genova, dove si sapeva già chi sarebbe diventato Presidente di una certa, non parlo se di Tribunale o di Corte d'appello, perché era destinata a una certa corrente quella poltrona.
Dott. Luca Palamara:
Questo è un discorso realistico, così funzionava, giusto sbagliato, però ha funzionato così.
Avv. Alessandro Vaccaro:
Ottima persona, ottimo magistrato, meraviglioso Presidente, sia chiaro.
Dott. Luca Palamara:
Questo l'ho sempre premesso, quando si parla delle correnti basta guardare e fare una mappatura di tutti gli uffici giudiziari italiani oggi.
Io penso che la magistratura soprattutto negli uffici giudiziari più importanti esprima delle persone di altissimo livello.
Facciamo un altro discorso, qui stiamo parlando di come e perché si crea un sistema “bloccato”, di come, perché, chi non fa parte di questo meccanismo resta tagliato fuori.
Questo è quello che stiamo esaminando. E se è giusto o sbagliato che ci siano accordi tra le correnti oppure che in qualche modo ci sono interlocuzioni anche con il mondo della politica.
Andiamo un attimo con ordine, alla sua domanda iniziale, quindi cosa vuole la magistratura?
È chiaro che la magistratura in parte riflette un pò quello che è la caratteristica del nostro Paese, cioè le corporazioni tendono ad autoproteggersi, autoconservarsi ad evitare che qualcuno dall'esterno possa togliere dei privilegi o dei benefici e la magistratura fa parte e dell'Italia, fa parte del nostro mondo, fa parte del fenomeno che caratterizza il Paese italico.
Quale era la parola e quale è la parola d'ordine interna alla magistratura: “autoriforma”, cioè ci riformiamo noi da soli, non vogliamo che ci sia qualcuno dall'esterno che lo faccia.
Dall'altra parte, fuori la politica non vuole assumersi la responsabilità, perché spesso e volentieri molti dei politici chiamati a fare quelle riforme, a torto, a ragione, sono coinvolti in vicende giudiziarie. Per non saper né leggere né scrivere è meglio non toccare nulla.
Si crea una situazione di impasse.
La magistratura batte su temi argomenti che interessano molto l'interno, sovraffollamento carcerario, troppi reati, pochi magistrati, poche penne, pochi tavoli, molti fascicoli, etc, etc…
Intanto nel Paese, fuori dalla magistratura monta un altro dibattito: separazione delle carriere, obbligatorietà riforma del CSM e chi più ne ha più ne metta…
Due situazioni, entrambe importanti, perché è importante la prima, è importante l'altra e di fatto non trovano mai una vera e propria soluzione. Basta leggere i giornali di oggi per capire come il dibattito oggi si risposta nuovamente sulla riforma del ministro della Giustizia che cerca di rispondere alla prima di quelle esigenze che ho rappresentato.
Finché però prevale la parola “autoriforma” è chiaro che un discorso più globale, un discorso più complessivo, un discorso più di impatto sulle riforme della magistratura non si farà mai, perché avvenga ci vuole una presa di coscienza della politica che purtroppo però tarda a venire.
Situazione questa che porta poi la magistratura a svolgere un ruolo di supplente, ancor di più per il fatto che dal 1993 è venuta meno una linea di confine quella dell’autorizzazione a procedere che, nei fatti, strumentalizza l'azione giudiziaria, stravolge il ruolo del processo penale che serve non più a verificare solo i fatti, ma ad avere una funzione servente, cioè serve alle debolezze della politica, indaga il politico X ed è contento il politico Y e viceversa.
Tutto questo crea una situazione che neanche i cittadini reggono più e questo è il motivo per cui io non trovo scandaloso, senza rinnegare nulla di quello che ho fatto, che anche i cittadini vengano coinvolti in questi temi.
Avv. Alessandro Vaccaro:
E l'ultima domanda, separazione delle carriere, il Suo pensiero vero, reale, interno qual è?
Dott. Luca Palamara:
Come Lei sa, io ho sempre difeso la carriera unita, per me di carriere non dovevano essere separate.
Nella mia esperienza però ho constatato ed anche dal mio osservatorio privilegiato che sicuramente è stato il Consiglio Superiore, che nei fatti oggi anche all'interno della magistratura abbiamo una sorta di divisione di fatto che si sta realizzando nelle carriere, perché sono sempre più rari i casi in cui c’è un passaggio di funzioni dal requirente e giudicante e viceversa, sia proprio nell'ordinario svolgimento della funzione, sia allorquando bisogna concorrere per un incarico direttivo.
C’è poi un altro tema che è inutile negare ed ignorare e che è anche quello sicuramente della terzietà del giudice e del fatto e che sovente si rischia di creare un appiattimento della funzione del giudice rispetto a quello che è l'azione della Procura (questo io l'ho scritto in un passaggio del mio libro per evidenziare per dare un'immagine anche reale di quello che accade al nostro interno).
Cioè oggi chi è che realmente detiene e gestisce il potere? Il potere è gestito all'interno degli uffici della Procura della Repubblica. Per quale motivo? Perché c'è un rapporto molto stretto con la Polizia giudiziaria, c'è un rapporto molto stretto con la Stampa, con una determinata Stampa e c'è un rapporto molto stretto spesso anche con il Giudice che deve essere un pò il terminale di queste azioni.
Tutto questo mi porta a svolgere una riflessione sicuramente più approfondita e cambiare idea rispetto a quelle esigenze sollevate dalle Camere Penali sul tema della separazione.
Meritano un approfondimento per fare in modo che il processo sia realmente giusto, come è scritto nella nostra Costituzione.
Quant'è vera l'affermazione che Lei non ha detto scritto tutto e che, nel caso in cui la Sua radiazione diventasse definitiva romperebbe definitivamente il silenzio residuale in base al “muoia Sansone con tutti i filistei”?
Dott. Luca Palamara:
Non è mai stata la mia linea di pensiero “muoia Sansone con tutti i filistei”, la mia linea è squarciare il velo dell'ipocrisia, cioè dover raccontare io al posto di chi invece avrebbe dovuto raccontare meglio di me quello che era accaduto.
Quindi non ci sarà nessun racconto a rate, ma ci saranno sempre racconti per migliorare e far funzionare meglio il sistema, il mio punto di vista, al quale sicuramente si potranno contrapporre altri punti di vista.
Ovviamente non sono io il depositario di tutto anche perché non agivo da solo mi confrontavo con i rappresentanti delle altre correnti che forse meglio di me sapranno raccontare le cose ai quali auguro la possibilità di raccontare ancora meglio.
Dott. Massimo Palescandolo:
Quanto è stata eversiva quella parte della magistratura nel condizionare il sistema politico e quale è stato il ruolo della magistratura correntizzata nell'ambito della trattativa Stato - Mafia?
Dott. Luca Palamara:
Io non parlerei di eversione, io ho rappresentato pure lì un punto di vista, una riflessione a voce alta, su un'esperienza da me direttamente vissuta, cioè i miei anni alla guida della ANM, il ruolo di opposizione politica che in quegli anni la ANM ha svolto. Erano anni particolari che andavano dal 2008 al 2012, c'era una compiuta maggioranza di centrodestra che paventava di riformare la Costituzione, limitando l’autonomia e l’indipendenza, la magistratura si compatto.
Però nei fatti quell’azione, quello operato della magistratura era un ruolo che suppliva anche lì a una sorta di “braccino” della loro opposizione politica del partito democratico e di fatto si è sostituita.
Questo ruolo ha poi inciso sui processi che si svolgevano in quegli anni nei confronti del leader del partito politico? Io non sono mai entrato nel merito perché da magistrato conosco una regola molto chiara, parlo se mi leggo le carte e se sono in grado di capire e comprendere come e perché si è fatto.
Dico solo per esperienza che quando si trattava di dover dar man forte o sostenere determinate iniziative giudiziarie la ANM c'era stata, nei confronti di altri magistrati questo non è accaduto, che sono quelli che racconto nel libro, che invece al primo errore o alla prima come dire iniziativa giudiziaria nei confronti di altra parte politica sono stati difatti messi fuori dal sistema, mi riferisco ai casi di De Magistris, di Forleo e raccontati nel libro.
Anche per quanto riguarda la trattativa è un tema che è entrato nel mio racconto solo perché è stato un tema che in qualche modo ha direttamente coinvolto nel mio periodo nella mia esperienza più l'autorità suprema del mondo della magistratura che il Presidente della Repubblica, rispetto al quale sicuramente anche in quel caso era necessario, da un lato condividere con la Presidenza della Repubblica iniziative, dall'altro spiegare realmente, trovare un punto di equilibrio.
Dott. Massimo Palescandolo:
È corretta l'affermazione che tutti i capi degli uffici: presidenti tribunali e procuratori, nonché i vice direttivi presidente sezione e procuratori aggiunti siano stati scelti perché correntizzati di talchè l'eventuale bravura sarebbe solo accidentale?
Dott. Luca Palamara:
Su questo io vorrei essere chiaro e dare anche una risposta del perché il mio non è stato “moia Sansone con tutti i filistei”.
Se mi si chiede di raccontare il funzionamento, io lo racconto il funzionamento. Ci sono state situazioni nelle quali i concorrenti a determinati uffici giudiziari sicuramente avevano possibilità di riuscire a condizione che fossero iscritte a questa o quella corrente. Una volta ottenuta, poi si doveva realizzare il secondo passaggio che era quello della spartizione interna. Questo significa portare a dirigere gli uffici persone non di livello?
Io non risponderei così, le persone erano di livello, anche perché il patto era non andiamo al ribasso, ma troviamo e impegniamoci nell'individuare persone di un livello professionale più qualificato. Chi ne è stato penalizzato? Chi di quel meccanismo non ne faceva parte. Chi non era iscritto alle correnti, sicuramente, anche se bravo, non aveva una possibilità di riuscita.
Quindi ad una domanda chiara, una risposta altrettanto chiara: chi non faceva parte delle correnti non riusciva ad ottenere l'incarico.
Dott. Massimo Palescandolo:
Quanti colleghi Le hanno detto in questi mesi “ti prego non fare il mio nome”?
Dott. Luca Palamara:
Ma io devo dire la verità che così esplicitamente non è mai accaduto. È chiaro che penso, sarebbe stato più bello se anziché farlo dire a me lo avessero detto loro, questo senz'altro sarebbe stato un atto più di coraggio, che non c'è stato.
Dott. Massimo Palescandolo:
Quant'è vera l'affermazione che molti magistrati inquirenti siano stati poi reclutati in politica in cambio di indagini non portate a buon fine e che ciò è accaduto soprattutto a sinistra dove la magistratura è maggiormente militante?
Dott. Luca Palamara:
Allora se avessi saputo direttamente questi fatti, li avrei denunciati dal primo minuto. È chiaro che c'è una sponda molto più forte di una parte della magistratura con una determinata parte politica. Basti pensare che se ci sono feste organizzate dei partiti politici, i magistrati sono più propensi ad andare sempre esclusivamente da una parte, anziché da un'altra ed è indubbio che il tema delle candidature nello stesso luogo nello stesso distretto è stato un tema particolarmente avvertito.
Quindi, da questo punto di vista, il tema anche in questo caso delle prese di posizione di quella parte più ideologizzata sicuramente pongono dei problemi, allorquando poi ci sono delle candidature, che per la verità non sono mancate nemmeno a destra, però sono il frutto di iniziative individuali, anziché di iniziative organizzate, organiche.
Dott. Massimo Palescandolo:
Poiché la diffusione del libro è ormai cosa fatta, come interpreta la richiesta di volerlo censurare come una larvata minaccia di non andare oltre?
Dott. Luca Palamara:
Oh quello, devo dire la verità, mi ha colpito molto quel passaggio che è stato fatto nell'udienza. Come dicevo prima, io non parlo mai delle mie vicende, perché ne ho parlato, ne parlo solo esclusivamente nella sede competente, come ho fatto diffusamente l'altro giorno.
Li devo dire la verità sono rimasto molto colpito per il riferimento che è stato fatto e anche perché tutto mi proponevo tranne che fare un'azione di discredito della magistratura, anzi il contrario.
Sì c'è la volontà ovviamente di silenziarmi, di evitare che io possa parlare, raccontare, ma io mi sono imposto di raccontare la verità e perché ritengo di dovere offrire il mio contributo che ovviamente si sommerà a quello degli altri, per migliorare, per fare una discussione, oramai sono passati due anni pure, più serena, più equilibrata, più reale, spazzando via quel velo di ipocrisia, quella frase dell'allora Presidente “nella notte tutti i gatti sono grigi”, spero non tutti i gatti siano grigi, spero che possa adesso lasciare lo spazio ad un'operazione di verità, quella che è mancata.
Grazie innanzitutto della disponibilità al dottor Palamara nell'affrontare questo dibattito pubblico che a noi, chiamiamoci addetti ai lavori, e diciamo sta interessando, in quanto ci sta coinvolgendo in relazione alle nostre funzioni professionali, ma anche come cittadini.
Ora io mi vorrei rivolgere, staccandomi un attimino dal clima delle domande, dalla tipologia delle domande e vorrei affrontare un aspetto più personale del Dott. Palamara e più come uomo che ha vissuto un'esperienza di alto livello e che adesso sta ovviamente avendo un'esperienza che probabilmente qualche anno fa non immaginava di vivere in prima persona.
Rispetto a quella che è la situazione della magistratura italiana, soprattutto negli ultimi mesi che chiaramente sono noti a tutti noi, in particolare addetti ai lavori, i fatti tutti, gli accadimenti e tutte le conseguenze personali che Lei ha vissuto e ha subìto, tutto questo La induce a una riflessione?
Ed in particolare cosa farebbe diversamente, cosa rifarebbe di quello che Lei ha affatto se dovesse tornare indietro?
Dott. Luca Palamara:
Dirlo no giorno dopo è più facile, il problema è che le cose devono essere dette il giorno prima. Io penso di essermi sempre battuto, lo dico da sempre, per gli ideali di una “giustizia giusta”, che è anche un incontro organizzato dall’UPA, quindi tendenzialmente da aspiranti avvocati che giustamente si avvicinano alla professione con tutti i più nobili ideali. Quelli che avevo io e hanno coloro i quali con tanta fatica riescono a superare il concorso in magistratura, anche se non tutti sono sicuramente messi nelle stesse condizioni. E la mia esperienza nel mondo della magistratura sicuramente subisce una trasformazione quando rivesto un incarico politico associativo, sicuramente, una parte forse troppo giovane della mia carriera è stata caricata di forti responsabilità, perché quel periodo da me vissuto alla guida dell’ANM fu uno dei più conflittuali tra il mondo della politica e del mondo della magistratura che ha portato il CSM ad una sorta di stravolgimento.
Cosa non rifarei? Nel senso che io ho interpretato la mia esperienza al consiglio superiore in quella di realizzare il buon governo della magistratura, che però deve tener conto di molteplici istanze, sollecitazioni e troppo spesso con il meccanismo dell’autoraccomandazione che provengono dall'interno della magistratura. Ecco questo quello che non rifarei, dare troppo ascolto a chi in maniera pressante si autoraccomandava, creando quelle pressioni che poi possono portare a sbagliare le valutazioni e soprattutto in un mondo (mi faccia dire quest'altro passaggio che forse è la prima volta che lo dico e non ho mai declinato) dove un altro dei grandi problemi che abbiamo noi all'interno è che troppo spesso ci sono troppe elezioni una volta c'è l'elezione dell’ANM, una volta del Csm, una volta del consiglio giudiziario, c'è una continua campagna elettorale, tutto questo disorienta un po' l'interno, c'è una corsa al voto, c'è una corsa a primeggiare, c'è una corsa a chi realmente detiene il potere e finire in questo meccanismo si rischia in qualche modo di stritolarsi, si rischia in qualche modo di poter dare un'immagine diversa da quella che è in realtà.
Per il resto lo rifarei, nel senso che mi metterei sempre a disposizione di tutti i colleghi, per valorizzare quelli più meritevoli.
Dott. Renato Burigana:
Sì, a margine posso dire che questa è una situazione che possiamo trovare anche in altre in altri ambiti non soltanto in ambito della magistratura.
Dott. Luca Palamara:
Assolutamente sì, però diciamo purtroppo e poi spero che i prossimi mesi le prossime settimane porteranno altro nel mondo della magistratura, ad oggi si è scelta la linea di mettere la polvere sotto il tappeto, secondo me non paga, perché poi quando si alza il tappeto esce tutta fuori la polvere ed è ancora peggio.
Dott. Renato Burigana:
La mia seconda domanda e che tocca più il lato umano, sono state più alcune persone in particolare oppure geneticamente e tutto il sistema che ha deluso le sue aspettative oppure i suoi intenti?
Dott. Luca Palamara:
Ma guardi io ho avuto una fortuna di avere le persone più care e importanti che mi sono state sempre vicine e tra le persone più care importanti ci sono stati anche dei magistrati che in maniera sicuramente con più accortezza non hanno mancato il loro sostegno. Per il resto il mondo della magistratura un po' riflette il mondo della vita, cioè c’è chi - come raccontano famosi passi del Vangelo - preferisce rinnegarsi e c'è chi invece non lo fa mai, fa parte un pò della vita. Quindi si, è chiaro che c'è una delusione umana, ma che poi lasciano spazio ad altre cose più importanti. Allora io posso dire ed ho la forza di poter dire di non aver mai chiesto nulla a nessuno e questo sicuramente non lo potranno dire gli altri.
Dott. Renato Burigana:
Se avesse una bacchetta magica che potrebbe utilizzare, cosa occorrerebbe in realtà oggi alla magistratura italiana?
Dott. Luca Palamara:
Ritrovare equilibrio e serenità e non tanto nei singoli uffici giudiziali, dove la molteplicità, la maggior parte dei magistrati è totalmente fuori da queste dinamiche. Occorrerebbe mettere da parte diciamo quella forse eccesso di ideologismo che in qualche misura ha caratterizzato determinate iniziative giudiziarie e soprattutto ridare centralità al processo e all'accertamento dei fatti e dimostrare i fatti ricostruire le prove tanto nel processo penale quanto nel processo civile deve essere la grande sfida che è una magistratura moderna deve sapere affrontare.
Dott. Renato Burigana:
Quali erano i suoi rapporti con il capo della Procura di Roma Dott. Pignatone, cosa ne pensa della sua nomina come giudice della Sacra Rota?
Dott. Luca Palamara:
Il mio rapporto con Giuseppe Pignatone, ancor prima di diventare procuratore di Roma, è stato un rapporto molto forte, importante che ha segnato una stagione importante della mia vita personale e professionale, perché oltre il rapporto professionale c'era stato un forte rapporto di amicizia, purtroppo le cose della vita portano poi un pò a dividersi, a dividere le strade e del resto sono uno spettatore di quello che poi è accaduto dopo, non potrei, non sarà in grado di poter esprimere un giudizio.
Dott. Renato Burigana:
Lei ovviamente ha fatto vedere a tutti uno spaccato della magistratura italiana, l'ultima domanda, e ha scoperto un vaso di Pandora, Lei prima accennava al fatto di un ruolo di una persona di un gruppo che avrebbe dovuto fare quello che lei sta facendo ora chi doveva fare tutto questo?
Dott. Luca Palamara:
Chi aveva condiviso con me quelle esperienze, chi sul telefonino di appartenenza aveva più o meno gli stessi messaggi che avevo io, chi come me riceveva persone perché aveva pressioni raccomandazioni da parte degli aderenti alle proprie correnti. Questo è secondo me quello che andava fatto, faccio sempre un riferimento a un film che ha avuto molto successo che e “Perfetti sconosciuti”, sarebbe stato bello che tutti gli “attori” di quegli anni del mondo delle correnti si fossero ritrovati intorno al tavolo, avessero messo i loro telefoni e avessero fatto leggere i loro messaggi a tutti, per far vedere chi scriveva cosa e chi rispondeva cosa, senza invece fare una sorta di azione di vendetta nei confronti di coloro i quali avevano interloquito con me, perché poi risvolto della mia vicenda perché ad essere finiti in mezzo sono finiti in mezzo tutti coloro i quali si sono stati trovati su quelle chat. Visto che stiamo in un incontro tra giuristi, quando io scrivevo, scrivevo nella consapevolezza di essere protetto da una delle norme importanti della nostra Costituzione l'articolo 15. Improvvisamente ritrovarsi come dire nudo in mezzo alla piazza sicuramente non è stata una bella esperienza.
Dott. Renato Burigana:
Grazie dottore, Le faccio i miei più cari auguri di tutto quello che può capitarle di buono, ovviamente e uscendo da questa situazione nel miglior modo possibile, oltre a farLe ovviamente gli auguri di una buona estate!
Io Le farò invece delle domande diciamo più sulla situazione della giustizia penale italiana e forse perché appunto sono 30 anni che frequento le aule. Noi ci siamo conosciuti in aula. Ciclicamente parliamo sempre di grandi riforme della giustizia penale, sembra sempre che ci sia la bacchetta magica e anche oggi abbiamo questa riforma Cartabia che dovrebbe in qualche modo modificare la situazione. Secondo Lei, quando un sistema, appunto della giustizia accumula 1.600.000 processi pendenti, quali sono realmente le cause che hanno portato a una situazione che non è diciamo né gestibile, né di ipotizzabile? Senza considerare poi, Lei lo sa meglio di me, che la maggior parte dei processi si prescrivono sulle scrivanie dei pubblici ministeri, quindi significa proprio che questo sistema non riesce a funzionare. Perché se il 50% dei processi si prescrivono sulle Sue scrivanie e il restante 50% riesce a creare 1.600.000 pendenze sicuramente il sistema è fallito. Può bastare la riforma “Cartabia” per riequilibrare questa situazione o non sarebbe il caso di pensare a un nuovo codice di procedura penale?
Dott. Luca Palamara:
Il problema è che chi frequenta le aule di giustizia da anni ha una visione che spesso, purtroppo, il mondo della politica non ha avuto. Più che il mondo della politica, dobbiamo dire pure la verità, le riforme partono dal Ministero e al Ministero sovente c'è un frequente turnover da parte di magistrati che non sempre hanno le stesse conoscenze del mondo interno la magistratura. Mi faccia passare un'espressione, non so se Lei è d'accordo, spesso nel nostro mondo parliamo del penale, però lo potremmo pure, a maggior ragione, applicare al civile, quando si tratta di affrontare un problema sembra un concorso delle belle idee, cioè ognuno tira fuori un'idea che la si ritiene vincente rispetto a tutto. C’è chi ritiene che si debbano depenalizzare i reati, chi ritiene che si debba fare l'Ufficio del processo, chi si debba… è tutto giusto tutto vero, però poi nella realtà pratica non c'è mai una riforma organica, non c'è mai stata. Nel 1988 è entrato in vigore un Codice che ha impattato comunque in maniera diversa nelle aule dei processi giudiziari. Basta pensare che era un Codice che nasce con l'imprinting del sistema accusatorio e improvvisamente dal 1992 però la Corte costituzionale ci dice un'altra cosa, afferma il principio della non dispersione del mezzo di prova, quindi si crea una sorta di cortocircuito tra quello che era il sistema inquisitorio e il sistema accusatorio. Non dimentichiamoci tutti i problemi che ci sono stati in questi tanti anni, nonché le diverse valutazioni, approcci anche da parte degli Osservatori della Camera penale e dei Magistrati. Le indagini preliminari diventano il luogo in cui si accumulano i più forti ritardi, c’è chi ritiene che i ritardi siano dovuti per colpa degli avvocati, della prescrizione… Insomma, è un tifo da stadio che spesso caratterizza i problemi della giustizia. Allora come si risolve? Nessuno ha la bacchetta magica cerchiamo di dirci un po' la verità e quello che sta accadendo in questi giorni è un tentativo importante però, un tentativo di dare una risposta a una richiesta che non solo proviene dall’Europa, ma anche a seguito della necessità di accogliere tutte le risorse del Recovery fund nell'ambito della Next Generation You. Risolve? No, però un modo per dire diamo un termine finale al processo io penso che debba trovare d'accordo tutti, questo è il è il problema. É chiaro che poi la soluzione che si trova, è una soluzione che sicuramente diventa impattante su altri temi. Quindi ritorniamo con le solite problematiche, cioè aumentare gli organici, sviluppare il profilo organizzativo, perché per chi frequenta da trent'anni le aule giudiziarie sappiamo bene, questo dobbiamo riconoscerlo, i grandi processi, i grandi progressi sul versante organizzativo sono stati fatti, questo va riconosciuto. A proposito, un tema per ben dedicato, quello delle intercettazioni, inizialmente si avevano costi elevati, oggi hanno costi più abbassati, ci sono appunto i centri intercettazioni telefoniche, c’è anche alla Procura di Roma, per chi la frequenta, questo Ufficio di smistamento degli affari generali, quindi sono tante le soluzioni da percorrere. Sicuramente ci vuole un forte intervento del legislatore che però non sia settoriale, perché l'intervento settoriale non regge, cioè non impatta positivamente sul sistema e rischia di sconfessarlo ancora di più, quello che spesso negli ultimi tempi è avvenuto e si fa riferimento alle ultime riforme che prima sono state introdotte e poi immediatamente dopo sistemate, vuol dire che qualcosa non funziona.
Avv. Riccardo Radi:
Lei ha fatto un quadro francamente desolante e si conosceva cioè si sapeva Lei diciamo ha avuto il merito i effettivamente togliere questo velo di ipocrisia, ma questa è una vicenda però non è che va avanti da pochi anni diciamo che va avanti effettivamente ormai da decenni, cioè ci sono delle sedimentazioni. Lei non ritiene che anche il sistema giustizia penale forse con una riforma dell'ordinamento giudiziario potrebbe essere una riforma di impatto? Forse il sorteggio sarebbe l'unica soluzione con tutti i dubbi che ci possono essere, ma sarebbe quella riforma di impatto che probabilmente poi crea delle buone prassi. Non ritiene che qualsiasi tipo di riforma tipo anche la Riforma Cartabia debba necessariamente essere accompagnata da delle riforme dell'ordinamento giudiziario, perché mi sembra che la Cartabia abbia fatto una proposta, però sotto l'aspetto dell'ordinamento giudiziario mi sembra che l’intenzione non sia quella di modificarlo? Anche recentemente abbiamo visto e non è che con Palamara poi è finito il tutto, mi sembra che continui quella logica di spartizione e di incarichi. Recentemente, anche a Roma abbiamo visto come sta funzionando, Lei che cosa pensa che effettivamente qualsiasi tipo di riforma non debba a questo punto essere accompagnata da una vera riforma dell'ordinamento giudiziario?
Dott. Luca Palamara:
Con una battuta devo dire “continua continua e vivo e vegeto” la spartizione correntizia, non può cambiare finché il sistema è in quel modo, possono cambiare le persone ci saranno sicuramente quelli più bravi di me, su questo non c'è dubbio, ma i problemi restano sempre gli stessi, tant'è vero che il giudice amministrativo, per nomine molto importante, non mi riferisco solo a quelle della Scuola, ha annullato importanti decisioni prese dal CSM. Lo dicevo prima e lo ribadisco adesso, la riforma Cartabia si occupa di altro, cioè non riguarda i temi dell'ordinamento giudiziario, non riguarda i temi che sono stati esplosi nell'ultimo periodo, Sezione disciplinare del CSM, riforma del Consiglio Superiore, autorizzazione a procedere, obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale e separazione delle carriere, non riguarda queste, perché sono temi sui quali ci vuole una forte volontà politica. Se questa non c'è, l'ho detto prima, non trovo nulla di scandaloso che in qualche modo anche il popolo italiano possa in qualche modo essere chiamato a dire la sua. Non nell'ottica di un approccio punitivo nei confronti della magistratura, ma nell'ottica di un processo riformatore. Io credo molto al processo riformatore, a proposito di chi mi ha ascoltato in questo mio intervento, mettendo da parte questa idea del “moia Sansone con tutti i filistei”, adesso vorrei metterlo da parte, vorrei parlare solo nell'ottica di un contributo. Penso che un sistema che va avanti da 73 anni in qualche modo debba essere messo alla prova, debba essere rivisitato, debba essere ridiscusso, analizzando e dando in questo momento maggiore ascolto ed espressione a chi da tanti anni, ben prima di me, aveva sollevato questi problemi. Il problema, lo dicevo prima, della terzietà del giudice e della obbligatorietà, abbiamo fatto prima gli esempi e sul mio tavolo ci sono 1000 fascicoli, dobbiamo essere realisti tutti i 1000 non li faccio, faccio quelli che sono o più importanti o che mi danno un pò più di notorietà o che mi fanno come dire avere un fascicolo importante. Anche su questo quante volte e stato affrontato il tema delle sentenze di assoluzione del giudice monocratico. Perché avviene questo? Perché per i fascicoli nemmeno vengono visti in fase di indagini del pubblico ministero, ma vengono visti, senza offese, dal maresciallo di turno che si sostituisce al pubblico ministero. Allora se il sistema è questo, oggi sento parlare di Ufficio del processo un una vecchia riedizione di argomenti dibattuti della magistratura degli anni 2000, quando una componente di sinistra diceva troviamo un intermedio tra il giudice e cancelliere, mettiamo questo Ufficio del processo. Io oggi dico solo una cosa, ma se abbiamo ancora il problema della magistratura onoraria da sistemare che è un problema che deve essere sistemato, commettiamo pure quest'ulteriore figura intermedia che rischia, se non disciplinata adeguatamente, di complicare ancora di più il quadro della situazione. È ovvio che il giudice vuole un assistente qualificato che lo possa aiutare nella redazione della sentenza secondo quello che può essere uno schema in vigore alla Corte costituzionale, ma veramente siamo sicuri che gli uffici giudiziari siano in grado di tenere questi infatti? Veramente siamo in grado di dire Lei che frequenta piazzale Clodio mi dice dove verrebbe messo l'assistente certo oggi si lavora a distanza e quindi da casa manda il lavoro col con il computer, però io penso che ci siano talmente tante problematiche bisognerebbe affrontarne uno alla volta. Allora iniziamo con quelle che sicuramente sono importanti per il processo penale, però si abbia il coraggio poi di affrontare anche un diverso assetto della magistratura nell'ordinamento dello Stato.
Buonasera La ringrazio per avere accettato questo incontro, anche con chiave critica rispetto alle sue posizioni. Lei ha firmato il referendum del Partito Radicale sulla “giustizia giusta” ed in particolare il quesito sulla responsabilità civile del magistrato. Il problema è ovviamente che il nostro tessuto giuridico italiano ha sempre visto con una certa ostilità da parte della magistratura e su questo parlano i numeri assolutamente risibili di sentenze di condanna nei confronti dei magistrati. Ho accettato di buon grado l’invito anche perché sono oltre che al Consiglio di presidenza del Partito Radicale uno dei promotori del referendum. La ringrazio innanzitutto per avere condiviso l'iniziativa, ma Le vorrei chiedere è una scelta maturata in ragione di quello che Le è accaduto oppure è una scelta che Lei, comunque, ha sempre sentito nella sua coscienza?
Dott. Luca Palamara:
Il 9 ottobre del 2020 come Lei sa il giorno dopo il provvedimento del Consiglio Superiore nei miei confronti io ho iniziato a far parte della Commissione giustizia del Partito Radicale. Come poi ho scritto nel libro e ho detto però già quel primo giorno al Partito Radicale che non sono andato lì per negare quello che avevo fatto prima, altrimenti non sarei stato capace di guardarmi nello specchio. Sono venuto li per mettere a disposizione quello che è stato il mio contributo e quello che è stata la mia esperienza politica associativa nell'ambito della magistratura, all'interno della quale c'è stata sicuramente una evoluzione del pensiero, anche quando e non lo rinnego di difendevo stranamente l'autonomia l'indipendenza della magistratura. Il problema di quello che non funzionava all'interno lo avevo ben presente, perché avendo una carica rappresentativa ero costretto ad interfacciarmi e non solo con i rappresentanti interni ma con il mondo esterno della politica dei cittadini venivo fermato per strada e c'era chi si lamentava che il processo durava troppo a lungo, c'è chi si lamentava che ha subito un torto, c'è che si lamentava che era stato arrestato ingiustamente, c'è chi si arrabbiava e si lamentava perché il suo processo non veniva in qualche modo definito. I problemi li sapevo bene quali sono e che devono essere affrontati. Certo che la mia vicenda ha influito, mi ha portato a svolgere ulteriormente una riflessione ad interrogarmi su alcune disfunzioni. Le problematiche che io ho portato fuori sono state comunque condivise anche nell'ambito della Commissione giustizia del Partito Radicale. Ricordo molto bene anche i momenti per me difficili di lunghi dibattiti nei quali si sono affrontati tanti importanti temi che poi non io, ma gli esponenti del Partito Radicale, l'Avv. Rossodivita, Maurizio Turco, Irene Testa hanno poi portato i quesiti tradotti in quesiti referendari con la Lega. Rispetto ai quali io posso dire cosa? Che chiedere al popolo italiano cosa ne pensa, io lo trovo un atto di esercizio di un diritto democratico ed esercizio di un'attività politica. Nel 1987, non dimentichiamo che, sempre ad iniziativa del Partito Radicale dell'allora Partito socialista ci fu il referendum sulla responsabilità civile. L’87% dei cittadini italiani si dimostrò a favore di quel referendum, ma la magistratura forse non seppe adeguatamente interpretare questa insofferenza che veniva da parte del cittadino e della società civile. Penso che se invece tutti insieme ragioniamo, non contro, ma nell'ottica di far parte di una squadra, lo Stato, alla fine possa diventare un successo per tutti.
Avv. Baldassare Lauria:
Io non Le nascondo che a me non ha sorpreso molto il suo libro, perché comunque era uno stato di cose che ben si conosceva e ritengo che quello che accade all'interno della magistratura sia un fenomeno piuttosto diffuso, anche nell’avvocatura. Se non fosse perché noi non gestiamo alcun potere probabilmente saremmo peggio della magistratura. Io vorrei chiederLe una cosa, Lei poco fa parlava di lottizzazione delle nomine, delle più alte cariche della magistratura, facendo anche un riferimento al merito. Io mi sono sempre chiesto e quindi chiedo anche a Lei e ne approfitto, cosa si intende per il merito del magistrato, è meritevole il magistrato che esce fuori dal coro oppure colui che si uniforma al coro? Le faccio un esempio pratico, l'esperienza ci ha insegnato, ci ha fatto conoscere casi molto emblematici e uno è quello di un giudice che ha assolto un imprenditore siciliano dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e venne sostanzialmente massacrata e oltre che dei media anche all'interno della magistratura. E in ultimo quello del giudice di Verbania che ha osato scarcerare gli arrestati ed è stato rimosso. Quindi la domanda che io Le pongo e approfitto della sua autorevolezza è la seguente: cosa si intende per merito del magistrato ai fini della carriera?
Dott. Luca Palamara:
Perché si parla di merito all'interno della magistratura? Perché con la riforma dell'ordinamento giudiziario nel 2006 si atto una riforma copernicana all'interno della magistratura, si abbandono l'anzianità come criterio per nominare un Presidente del tribunale, un Procuratore della Repubblica ed il decreto legislativo del 2006 la trasforma in merito, quindi non conta più l'anzianità ma conta il merito. Tutto questo crea una corsa sfrenata al carrierismo, ma crea anche un corto circuito, perché spesso le cosiddette autorelazioni si sovrappongono e bisogna creare e stabilire dei criteri attraverso i quali stabilire chi è più il meritevole rispetto a un altro e questo evidentemente accentua all'interno della magistratura da un lato il potere delle correnti dall'altro ripeto una forte conflittualità e corsa al carrierismo. Per merito si intende questo, si tenderebbe indicare un magistrato bravo, si intenderebbe che può diventare Procuratore di una grande città non solo un magistrato particolarmente anziano, ma anche un cinquantenne, perché no, che è in grado di saper dirigere un ufficio. Non dimentichiamoci che negli Stati Uniti d'America, se non ricordo male, il Presidente Obama non era nemmeno cinquantenne quando venne nominato Presidente degli Stati Uniti d'America. Nel mondo della magistratura vigeva la regola che si poteva diventare capi degli uffici solo al termine della carriera si è introdotta questa nuova regola nel 2006 e forse oggi noi iniziamo a cogliere e come dire tutte le problematiche che quella norma ha determinato.
Avv. Baldassare Lauria:
Non so se Lei ha letto il libro “Dialogo sul potere” …una delle domande che poneva l'intervistatore è la seguente: Lei ritiene di aver detenuto un potere?
Dott. Luca Palamara:
Ma guardi, quando ci si trova immersi in una situazione nemmeno ci si rende conto di quello che accade, poi non vorrei usare la parola mitologia, la mistificazione che è stata fatta per raccontare una determinata vicenda è chiaro che nemmeno mi appartiene. Io penso ripeto di essere stato coinvolto in un periodo molto importante e delicato della vita del nostro Paese per quanto riguarda i rapporti tra magistratura e politica di essermi trovato volontariamente, involontariamente, per coincidenza, per una situazione rocambolesca al centro di situazioni molto importanti che hanno determinato la vita degli uffici giudiziari del Paese. Se ho detenuto il potere in quel momento in cui lo avevo sicuramente non me ne rendevo conto, dopo, con il senno di poi ovvio che era un potere che andava maneggiato con molta cura.
Avv. Baldassare Lauria:
Io la ringrazio e Le auguro ogni bene nella sua vicenda processuale, spero di vederLa presto al Partito Radicale.
Lei si ritiene responsabile o vittima del sistema che alla fine si è rivoltato contro la Sua persona?
Dott. Luca Palamara:
Se devo essere sincero, né l'uno e né l'altro. Io ripeto, non vorrei rispondere io, nel senso che vorrei che rispondessero gli altri. Per quanto mi riguarda, posso dire che quelle erano le regole del gioco, funzionava così in quell'ambito in quel contesto. Io ho operato bene o male, non sta a me dirlo, l'ho fatto rispondendo a quello che era stato il mio mandato, che in tanti magistrati mi avevano affidato, mi hanno eletto per quel motivo, affinché io mi adoperassi a cercare di trovare le situazioni giuste di equilibrio. Al netto ovviamente poi delle ultime vicende che mi hanno riguardato, se non ci fossero stati infingimenti l'avrebbero detto loro.
Dott. Vittoria Raeli:
Visto il peso esercitato dall'Associazione Nazionale Magistrati in alcune delle vicende riportate nel libro, non ritiene che sarebbe opportuno che ai componenti degli organi direttivi associativi sia precluso l'accesso al CSM, cioè l'elettorato passivo, perché si è creato certe volte una cordata e quindi ritiene che questo possa essere un rimedio?
Dott. Luca Palamara:
Questo è un grande tema che è stato dibattuto all'interno, che era un pò l'aspetto che più toccavo all'inizio, era tutto dominato dalle correnti, sono le correnti che decidono chi va al CSM, normalmente la trafila è proprio come dice Lei oppure quello che è capitato a me, si va all’ANM per poi andare al CSM, perché chi ha avuto quell'esperienza lo si ritiene maggiormente pronto dal punto di vista delle capacità di conoscenze interne per gestire l'organo di autogoverno. Era il discorso che facevo prima e ovviamente lo faccio ex post, non ex ante, nel senso sulla base dell'esperienza.
Secondo me è giusto provare per un quadriennio una nuova classe dirigente. Chi potrebbe essere la nuova classe dirigente, comunque sono magistrati che ogni giorno fanno importanti processi di omicidio, di bancarotta, di appalti nel civile, matrimoni, separazioni, divorzi. Proviamo se anche una nuova classe dirigente non troppo politicizzata, nel senso non troppo caratterizzata dal punto di vista della vita politica associativa, possa far parte di questo meccanismo.
Grazie molto, grazie all'Avv. Kòsa che mi ha dato la possibilità di partecipare a questo incontro molto interessante ed attuale. Visto che sono dottore commercialista ed in questo incontro e c'è stata la presenza di tanti avvocati volevo spostare un pò il baricentro su una questione che ci interessa da vicino in particolar modo a noi dottori commercialisti che abbiamo a che fare con le procedure concorsuali. La domanda che volevo porre al Dott. Palamara è la seguente: per ciò che riguarda la rotazione degli incarichi nelle procedure concorsuali sappiamo che c'è l'articolo 28 delle Legge fallimentare che detta dei criteri. Sappiamo inoltre che il Tribunale di Torino ha provato a dettare delle linee guida e lo stesso CSM credo che abbia individuato dei criteri per le ripartizioni di questi incarichi nelle procedure congressuali. Spesso però il Tribunale fallimentare tende a privilegiare una cerchia ristretta di professionisti, soprattutto anziani, quindi ritenuti più esperti e questo a nostro avviso viola un principio non scritto che è quello della equa ripartizione degli incarichi professionali. Soprattutto dal punto di vista intergenerazionale voglio dire che si tende a privilegiare il collega più anziano perché ritenuto più esperto e quindi dando meno opportunità di incarichi professionali, soprattutto più importanti ai giovani professionisti. Quindi la domanda è: secondo Lei il problema è reale e rientra in una logica di gestione del potere anche questo della rotazione degli incarichi, non attuato?
Dott. Luca Palamara:
Assolutamente sì, è uno dei grandi temi che secondo me caratterizza il mondo della magistratura che ancora non è venuto fuori o meglio, purtroppo viene fuori spesso solo a seguito di indagini penali o procedimenti disciplinari. Io ho sempre nella mia esperienza, posso tranquillamente dirLe, che i più grandi problemi venivano proprio dalle situazioni esistenti all'interno dei Tribunali fallimentari e dei criteri di scelta dei curatori nelle medesime procedure. Come è noto o strettamente collegata a questa tematica è quella delle misure di prevenzione e della scelta degli amministratori e dei professionisti, perché rappresenta il vero core business della magistratura. È inutile negarlo, il settore nel quale interi patrimoni possono essere spostati, che possono essere tra virgolette “fossati”, possono determinare uno spossessamento, dall'originario imprenditore ad un soggetto terzo estraneo, con tutti i risvolti poi conseguenziali che ci sono, non solo sulla vita dell'imprenditore, ma di tutti i dipendenti che traggono sostentamento da quelle attività. I criteri di attuazione di nomina è uno dei principali problemi che a mio avviso deve essere affrontato e che in qualche modo deve essere risolto, non solo dal legislatore, ma anche all'interno degli stessi tribunali. Situazione che spesso invece, purtroppo, determina anche delle situazioni di anomalia.
Dott. Stefano Sfrappa:
Grazie, credo che ci abbia fornito una risposta molto articolata. Ripeto e sottolineo il fatto che c’è un'esigenza di dare importanza ai giovani professionisti, perché se non si dà la possibilità di avvicinarsi a incarichi, soprattutto a quelli più importanti, restano sempre fuori e non riescono mai a fare esperienza. La seconda domanda che Le volevo porre in velocità, perché so che siamo andati un pochino lunghi e spostare ancora il baricentro sulla giustizia tributaria. Sappiamo che i giudici tributari vengono retribuiti dal MEF e questo forse non tutti lo sanno ma credo che sposti gravemente l'asse della terzietà, cioè il contribuente non credo che possa stare così tranquillo oggi, di avere un giudizio imparziale, di essere quindi giudicato da un giudice imparziale, perché credo che di fatto oggi non lo sia. Le pongo la stessa domanda di prima, può rientrare anche questo nel “sistema”, la gestione della giustizia tributaria?
Dott. Luca Palamara:
È ovvio che i problemi relativi alla composizione delle Commissioni tributarie provinciali che in quelle centrali costituisce un tema molto importante che per quanto ne sono a conoscenza e fortemente trattato dal Consiglio di Giustizia Tributaria, cioè dall'omologo del Consiglio Superiore della Magistratura. C’è la necessità assolutamente, anche in quell'ambito, in quel settore, di aumentare l'autonomia della magistratura, l'indipendenza di chi deve giudicare e soprattutto io penso che anche questo tema debba essere fortemente dibattuto in tutti i suoi aspetti.
“Palamara comincia a farmi simpatia: buttata via la pecora nera rimane un gregge di pecorelle bianche. Ci sono o ci fanno? Palamara aveva il potere di fare tutto quello che è accaduto da solo? O aveva bisogno di una miriade di rapporti, di relazioni, di complicità, di connivenze? […] Palamara non era solo. Sarà anche colpevole ma la sua colpa va inserita in un contesto in cui non ha agito da furfante solitario ma come esponente di un sistema nel quale ha assunto un ruolo non certo da unico protagonista” (T. Padovani, Intervista a Il Dubbio, 21 agosto 2020).
"Palamara era una personalità del sistema nomine, dopo il suo allontanamento il sistema ha continuato con le medesime logiche senza alcuna intenzione di modificare la rotta. Quali soluzioni è in grado di mettere in campo una politica che ha dimostrato di voler controllare le nomine ai vertici della magistratura?” (Avv. Ricardo Radi, Roma).
“Anche i commercialisti si trovano spesso ad approcciare la Giustizia con riferimento alla propria attività professionale. Penso in particolar modo alle procedure concorsuali ed al contenzioso tributario. Con riferimento al primo tema, constato che i Giudici preferiscono affidare gli incarichi (soprattutto quelli più importanti), nell'ambito di una cerchia ristretta di Colleghi. Anche questo credo che rientri nella logica di "gestione del potere", perché vorremmo viceversa che il principio della rotazione degli incarichi trovasse attuazione, soprattutto per offrire opportunità di lavoro ai giovani professionisti. Voglio essere buono e non immaginare che dietro queste logiche non ci siano interessi particolari della magistratura (anche se qualche volta purtroppo è accaduto). In ogni caso, bisogna dare fiducia ai nostri giovani professionisti per un motivo di equità intergenerazionale e di equa ripartizione dei carichi di lavoro” (Dott. Stefano Sfrappa, commercialista di Perugia, Presidente SIC).
“Palamara da partecipe del Sistema ne è diventato il capro espiatorio. Il CSM ha voluto chiudere il caso malagiustizia destituendolo dalla magistratura ma le responsabilità degli attori istituzionali sono ancora sul tappeto e attendono ancora di essere chiarite. Sarà fatta pulizia totale?” (Dott. Vittorio Raeli, Procuratore Regionale Basilicata Corte dei Conti).
"L'oscillazione dell'interpretazione della norma, sia di penale sostanziale che di rito, è giunta a sostenere applicabili, nello stesso contesto temporale e relativamente ad uguali tematiche tesi opposte! Le Sezioni Unite, non risolvono i contrasti, attesa l'assenza del precedente vincolante (numerosi gli esempi). La possibilità di "scegliere" l'orientamento "preferito" , a prescindere dal dettato del Legislatore, non solo rende incerto il diritto, ma, consente una sorta di anarchia a seconda la tipologia del processo e, peggio, del nome dell'imputato!" (Avv. Paolo Pisani, penalista di Cosenza).